Rodolfo Vettorello

Rodolfo Vettorello

Motivazione: per la carriera artistica

Nota critica di Massimiliano Pecora

All’insegna della «lunga fedeltà» Gianfranco Contini battezzava il suo interesse critico per la poesia e l’opera di Eugenio Montale. E di fedeltà alla letteratura si deve parlare per Rodolfo Vettorello, classe 1937. Da sempre lo studioso padovano, che vive a Milano e, nei mesi estivi, nell’Isola di Albarella nel Parco del Delta del Po, ha coltivato la musa della poesia. Narratore e poeta, a partire dal 2007 ha collezionato una ventina di raccolte liriche e il romanzo Al tempo delle lucciole.

Aggiungiamo la raccolta di racconti Cose di donne. Giurato d’eccellenza in molti e prestigiosi Premi letterari, è tra i più celebrati sodali del canale web Wikipoesia, vantando un notevole riscontro internazionale. Sostenitore della celebrazione della poesia come una delle più alte forme di comunicazione e di educazione etica, Vettorello ha fatto sua l’esperienza professionale di architetto per conferire al testo un’impaginazione chiara e meditata, un’impaginazione nella quale la percezione cede il passo al tempo e all’inderogabile consunzione della vita. Di fronte a ciò ben chiara si fa la sua affermazione di metodo: «La poesia esige amanti, non semplicemente lettori». Al pari delle costruzioni architettoniche, quella lirica, con le sue allusioni e le sue isotopie, deve dare spazio all’autorialità, all’onesta professione di fede di chi crede nella forza del proprio lavoro. Basti un esempio: «Si può, lo so, si può provare a fare / di questo spazio minimo nel mondo / il nostro paradiso, / come la stanza piccola in cui vivo, / dove raccolgo / cimeli vari, sfilacciati brani /di quel tappeto magico che impiego / per visitare i luoghi del mio sogno, / paradisi di ciottoli raccolti / in ogni luogo, / la traccia sottilissima che inseguo / sul mio sentiero. / Le foto in seppia, a volte un po’ sbiadite, / di visi sconosciuti ed il profumo / d’un passato perduto, / come il piccolo mazzo di violette / legate con un nastro di velluto». In questo bric a brac mentale, si deposita l’ipotesi di quello che siamo, l’esigibilità di una calda esistenza accompagnata dalla parola letteraria. È in questa incertezza che la richiesta della parola si fa più concreta, più agognata, come ci testimonia la bella raccolta Non so restare e non so andare via (2013). Nel patto che Vettorello stringe con i suoi lettori l’incredulità deve essere sospesa a favore di un’ingiunzione: la messa a nudo di un’anima che declama le sue vicissitudini e il suo rapporto con gli incagli della vita. Per il lungo e premiato sodalizio con la scrittura letteraria, per l’attenta rivisitazione meta-letteraria della tradizione colta – vedasi componimenti come Clizia o la raccolta Allegria di naufragi –, per la personale adesione a un dettato lirico orchestrato come l’itinerario di un’anima, per la lunga fedeltà alla tracimazione espressiva della parola lirica, il Premio speciale della giuria della XXX edizione del Premio letterario internazionale  ‘Città di Pomezia’ va a Rodolfo Vettorello per la sua opera letteraria.

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